Lean Startup: istruzioni per l’uso, prima puntata

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Lean tradotto in italiano sta per magro, snello, quindi nel mondo del business sta per una semplificazione e uno snellimento dei processi. Wikipedia liquida la questione con: il Lean Startup è un approccio radicale per il lancio di idee e attività innovative – siano imprese esordienti o progetti nuovi all’interno di grandi imprese consolidate – che aiuta ad individuare un percorso verso un business sostenibile, riducendo drasticamente tempi e costi, e, di conseguenza, la possibilità di fallire. Prima del Lean Startup, ossia della giusta individuazione di un problema da risolvere che porta come conseguenza a una risposta altrettanto giusta da dare sul mercato, c’è sempre la nostra bella startup che mai come in questi tempi ha nella sua definizione intrinseca una spiegazione inquietante: azienda digitale che viene creata in condizione di estrema incertezza, con particolare riferimento a costi, personale, risorse e assenza di un futuro che attinge alla imprevedibilità e appunto alla paura per qualcosa che non si conosce. Il mondo delle startup è sempre intriso di grande adrenalina, pensiamo solo a come una azienda anonima come FB nata per connettere in un campus persone che avevano anche un riscontro di contatto fisico, soltanto dopo 4 anni è riuscita a superare con i numeri colossi social come “myspace” per esempio, che soddisfavano solo un contatto digitale. Certo se ci si sveglia al mattino con l’idea che da lì a poche ore verrà iniettata sul mercato una idea rivoluzionara che cambierà la storia comportamentale del pianeta, si andrà incontro a una inevitabile delusione, in quanto la scoperta di un nuovo elemento sulla tavola atomica non è molto frequente, a meno che si arrivi da Altair 4 con materiali inediti e tecnologie superinnovative. Lavorare quindi sul Lean startup significa quindi prima di trovare la giusta risposta lavorare sulla giusta domanda, quella critica, che pone un disagio che non è stato risolto. Dopodichè quando si trova una soluzione le domande che subentrano sono altre: perchè devi acquistare il mio prodotto? Per motivazioni legate al costo, al design alle funzionalità? Chi conosce le serie televisive di fantascienza tipo Star Trek ma anche quelle successive ha sentito bene espressioni come riadattere gli scudi, modulare le frequenze di fronte a un evento che in quelle trame di solito erano laggi laser di astronavi avversarie che si infrangevano sugli scudi della famosa navicella di Kirk e compagni, la Ncc1701a. Il concetto di modulazione delle frequenze (feedback) sta anche alla base del Lean Startup, dove riscontrata la proposta di un prodotto al consumatore, si vanno a testare le risposte date per migliorare in corsa il prodotto stesso da riproporre per una fidelizzazione. Il problem solving interviene per fornire strategie di implementazione e rilanciare quindi il nostro prodotto tenendo conto sempre di una visione, di una correzione e di una analisi dei risultati. Senza obiettivi non si va da nessuna parte e il Lean Startup segue una catena di montaggio ben precisa, prima un problema, poi la risposta, poi un prodotto che deve soddisfare le esigenze di chi compra. Quella di inserire delle caratteristiche aggiuntive per rendere il nostro prodotto più appetibile è una prerogativa del Lean Startup. Spesso si tratta solo di cambiare il punto di osservazione e di vedere le cose da un angolo inedito. Per esempio sugli spostamenti molte agenzie di viaggio si concentrano sulle mete e non sui percorsi più performanti per raggiungerle. Non sorprende quindi che esistano siti di grande successo che vanno a soddisfare questa necessità, startup che non avrebbero avuto un posto senza partire con un orizzonte esteso di idee e di obiettivi, la cosiddetta VISION per sapere quale stella polare inseguire. I punti di vista differenti sono felicemente graditi quando ci sono in gioco espressioni come Lean Startup.

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